E con il post di oggi si concludono ufficialmente le mie vacanze! Questa volta ho l'onore di presentarvi Naeth, uno dei protagonisti di 'Senza Ombra' e forse quello che ha subito più modifiche nel corso della stesura del romanzo (ripensando a come avrebbe dovuto essere nel progetto iniziale, non lo riconosco affatto...) Trovo che sia un personaggio molto sottile, molto riflessivo: è importante soprattutto per il valore che ha e che gli viene dato da coloro che lo circondano; prima di ogni altra cosa, è un simbolo.
La voce narrante della presentazione è Milu, la sua fedelissima e affezionata micia.
Naeth, la micia Milu e l'ombra dell'angela, by Vale
Nel momento stesso in cui ho posato
gli occhi su di te ho deciso che sarebbe stato mio preciso compito proteggerti,
perché tu non ne sei capace, elfo folle e sconsiderato; tu che stai per morire
e vivi di conseguenza, seguendo regole tutte tue. Dicono che sei un Professore,
un sapiente, un filosofo: la gente si fida di te in modo assoluto e forse anche
incosciente, ma quando ti giri e mi guardi con quella tua aria desolata e
triste -certo che non tradirò mai il segreto della tua debolezza- non posso
fare a meno di vederti per ciò che realmente sei, un giovane in fuga costante,
perso in una corsa contro il tempo inutile e disperata. Il tempo non aspetta, non
si piega, non si ferma ad ascoltar ragioni.
Non ti darai mai per vinto, tu. Non
ci sarà resa per te, non te lo consenti anche se magari avresti bisogno di una
tregua, di una pausa, di un po’ di conforto.
Da ragazzo ti bastava aprire un libro
e immergerti tra le sue pagine per dimenticare il mondo e i suoi problemi e
lasciarti trascinare dalla tua immaginazione. Adesso, adesso non basta più: non
puoi permettertelo, non tu, non il Professor Naeth di Pherahet, è un lusso che
non hai il diritto di concederti. Forse nemmeno vuoi, forse tutto ciò a cui il
tuo cuore anela è la realtà, nuda, cruda, affascinante -quella stessa realtà
che ti è preclusa e che guardi da lontano con desiderio infinito.
E così proteggi il segreto della tua
maledizione che è come un cancro e ti divora dentro, paradossalmente dandoti la
forza di andare avanti, di lottare, di ribellarti. Tu non puoi uscire: sei
condannato, stai per morire, hai troppe, troppe cose da fare e a cui badare
perché tu ti distragga. Testardo, ti aggrappi a quegli stessi ideali a cui hai
giurato di sacrificare la tua vita, li stringi con la forza della tua mente
tagliente come vetro e ti convinci che non c’è altro di cui tu abbia bisogno; e
se mai ti senti smarrito, scacci via lo sconforto e continui imperterrito lungo
la strada che hai deciso di percorrere.
Tua madre non sa, Tessella non sa,
non deve sapere -non sopporteresti il suo dolore e così preferisci tacere e
mentire, ti rinchiudi nella tua camera e ti circondi di piani, strategie e
complotti: sei Sovversivo, dopotutto, a capo di una Resistenza improbabile e
fragile, schiavo della tua strenua ricerca di libertà. È comune e diffusa la
convinzione che a muovere una ribellione ci sia la speranza, ma per te non è
così, per te c’è soltanto una metodica, gelida furia guidata dalla volontà di
rovesciare il fato. Lo vedo sul tuo viso quando mi prendi in braccio per
legarmi al collo una missiva destinata al Confine, lo vedo nei tuo gesti
misurati e nella cura con cui pianifichi le mosse dei tuoi Sovversivi, lo vedo
nel rifiuto e nella decisione con cui ti rialzi ogni volta che la maledizione
ti getta a terra e ti fa sputare sangue.
“Io non credo nel destino,” esclami,
più e più volte. Occhi dorati si tingono di sfacciato coraggio, un coraggio che
è così vero e così falso allo stesso tempo. Tu sei un guerriero che non
combatte -non puoi combattere, e questo ti pesa, ti pesa tanto anche se non lo
mostri.
Hai due mesi per rimettere in piedi
un mondo in frantumi -un simile compito, una simile consapevolezza basterebbe
ad annientare qualsiasi altra persona ma non te: tu stringi i denti e
semplicemente ti fai carico del peso della tua Terra straziata da guerre e
siccità e fame. Vuoi riscrivere il suo destino e ti convinci di essere in grado
di farlo, di poter rivaleggiare con gli angeli che, Creatori della tua Neith,
ora ne vogliono la Distruzione. E gridi in viso all’ombra dell’angela che ti
segue e ti perseguita, pretendi risposte quando lei ti offre indovinelli, le
rovesci addosso una rabbia infinita che sa di delusione. Lei, rovina miserevole
di un popolo che era stato grande, lei, essere carico di rancore e desiderio di
vendetta, l’angela che non ricorda più il proprio nome, dichiara di volerti
vivo, di volerti salvare.
Non le credo.
Sono in molti a cercare la tua
salvezza: c’è questa giovane Sanguemisto a cui ti sei affezionato e che ti è
devota… è una bugiarda, una spia, ma ti è fedele come nessun altro, e quindi le
consento di avvicinarsi a te, di toccarti e stringerti e provare a guarirti
dalla tua solitudine. So che se ne andrà, eppure non posso fare a meno di
sperare che terrà fede al giuramento che tante -troppe- volte ha ripetuto: “Non
permetterò che tu muoia, Naeth.”
Io conosco il tuo cuore e mi rendo
conto di non poterti regalare una simile vuota promessa; non è ciò che tu vuoi,
non è ciò di cui hai bisogno, sarebbe soltanto una crudele prova d’egoismo,
perché tu metti il dovere prima di ogni altra cosa e non t’interessa di salvare
te stesso -ti adoperi per riportare in vita Neith, la terra infelice che è
legata alla sopravvivenza degli Spiriti Hakeruneshka, specie sterminata di cui
non restano altro che corpi rinchiusi in un laboratorio inarrivabile, il
laboratorio del Dittatore contro cui, non visto, ti scontri giorno per giorno.
La notte prima della battaglia
piangi. Mi abbracci e piangi, perché sai bene che da te non si richiede altro
che fermezza e la sicurezza di una vittoria assoluta e di un leader dalla mente
fredda e vigile: hai bisogno di concederti quell’attimo di debolezza e
disperazione assoluta, di concederti di contare gli ultimi battiti del tuo
cuore stanco, di concederti di aver paura di morire. Finché la luna è alta nel
cielo tu sei tremante e spaventato e inquieto e maledetto. Nei tuoi occhi si
riflettono i tuoi pensieri, mentre ti interroghi sul tuo futuro.
Vorresti sbagliarti. Se ti
sbagliassi, sarebbe tutto più semplice. Come, come potrai mai ordinare la morte
di un angelo, se di un angelo si tratta? Eppure tu puoi.
Poi ti alzi e sei invincibile e
pronto. Pronto ad uccidere un angelo. Un angelo vendicativo, un angelo folle,
ma pur sempre un angelo; perché solo una simile creatura è in grado di portare
una tale distruzione.
Shevé, Naeth di Pherahet. Che le stelle ti proteggano.
-Vale
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